“Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo” musicava una vecchia canzone che potrebbe fare da colonna sonora al preciso momento in cui questo progetto è stato “letteralmente” messo nero su bianco durante una soleggiata pausa pranzo del 2021 in una area ristorazione di viale Parioli a Roma. A ben guardare, gli amici erano più di quattro perché questo progetto raccoglie le voci e le ispirazioni di un nutrito gruppo della sezione Sgai di Palermo che, dall’esplosione della pandemia del 2020, ha iniziato a interrogarsi come promuovere e rifondare le nostre attività associative: verso quale orizzonte di senso ci stava lanciando la crisi pandemica e l’emergenza sociale che stavamo vivendo?
Nel corso dei vari gruppi di lavoro si è intravisto nel benessere di comunità e nell’inclusione sociale una traiettoria intorno a cui far orbitare una metodologia teorico-clinica che fa della prassi formativa, della circolarità dialogica e della riflessione ermeneutica i suoi punti cardinali. In questo senso per Officina formativa intendiamo uno spazio di crescita e confronto reciproci tra soci e partecipanti esterni in cui esperienze e professionalità anche distanti dalla psicoterapia possono trovare accoglienza e ascolto al fine di favorire la contaminazione di saperi e il fermentare di nuove idee.
Fa da sfondo e da connettore riflessivo il pensiero della gruppo-antropoanalisi che individua nello “straniero” quel clandestino che imprevedibilmente appare questionando la nostra stessa esistenza e che, disordinando le nostre armonie domestiche ci propone nuovi agganci (in-soliti ganci) col mondo.
In ultimo ma non meno importante, le immagini suggestive donateci da Diego Napolitani che descriveva l’incontro analitico come “un andare a bottega e affinare l’arte dell’artigiano” sono state preziose per disegnare la nuova insegna di Officina Formativa.